All’inizio di questo
anno 2018, che ci metterò due mesi per abituarmi a scriverlo, vorrei fare dei
ringraziamenti. Chissà perché dobbiamo per forza schifare l’anno passato, io
invece penso che sia stato un anno bellissimo. Passiamo la vita, mano a mano
che la decrepitezza avanza, a dire che era meglio PRIMA, poi ogni ultimo
dell’anno riparte la retorica dell’anno vecchio pieno di sfighe. O prima era
meglio, o prima faceva schifo, decidiamoci.
Ho da poco fatto
stampare 800 fotografie. Praticamente 15 anni di foto, fino ad allora
imprigionate nella memoria volatile DELL’INTERNETTE, come fantasmi dannati in
attesa di ottenere la salvezza dalla digitalizzazione ed essere finalmente
fissati su un supporto materiale, quale degna sepoltura e pacificazione finale.
Quei fantasmi sono gli
attimi di vita vissuta, e riguardandoli tutti, dalle dieci all’una di notte,per
circa una settimana, allo scopo di ordinare le foto cronologicamente, e
incollarle sugli album, ho visto la nostra storia, ed era una bella storia.
Una bella vita. Pure il
2017. Il vantaggio degli scatti digitali è che, potendoli “sprecare”, non ci
sono solo foto in posa in cui tutti sono sorridenti e fermi: si immortalano
smorfie, cose ridicole, la quotidianità delle ceste di cose da lavare, la torre
di scatole da scarpe, l’asciugatrice nuova, il carroarmato lego. Si fotografa
non una vita in posa, ma qualcosa che assomiglia di più alla propria vita vera.
E quindi, intanto,
grazie per il 2017.
Vorrei ringraziare il
Gmarito perché durante il
soggiorno Bolognese dai nonni, la sera del 24 alle ore 23.35, quando
accingendomi furtiva come una ladra a posizionare i pacchi di Babbo natale
sotto il presepe, ho realizzato che all’appello ne mancava uno (in quanto
rimasto a casa nascosto sotto al letto), non mi ha detto che ero la solita
disorganizzata, pasticciona, casinista. Ha detto: capita, con tutte le cose che
hai fatto, in fondo hai 4 figli, non è la fine del mondo
Grazie anche perché lui
è il nostro guidatore e il nostro auriga, ci porta in giro per il mondo (e le
autostrade) mostrandoci (mi) che non bisogna avere paura.
Vorrei ringraziare le
persone che mi hanno chiesto di dipingere le tazze, o commissionato dei
disegni, perché grazie a loro ho meno rughe e un’aspettativa di vita maggiore.
Vorrei dire grazie ai
nuovi amici, alla FataMadrina, alla famiglia degli SpiritiRianimatori, che ci
confermano che ogni persona che conosciamo è una finestra sul mondo. E grazie
ai vecchi amici, troppi da elencare, che costituiscono uno dei pilastri per la
felicità, e confermano che l’unica cosa reale sono le relazioni. Tutto il resto
alla fin fine è illusione.
Ringrazio Megamind che
quando ho avuto una crisi isterico-ossessiva-compulsiva per essere riuscita a perdermi
in un tragitto di 1,5 km, mi ha invitato alla calma (gridando, naturalmente): -
Basta, allora! Mamma! Non sei mica una bambina!- e così facendo ha prodotto due
risultati: farmi vergognare tantissimo, riprendere uno straccio di dignità, e
realizzare che no, in effetti non sono più una bambina. Potrà non piacermi, ma
è così. O quantomeno devo comportarmi da adulta: è tutta una questione di
calarsi nel ruolo.
Grazie a WonderWoman
(per fortuna già disincantata dalla favola di Babbo Natale) che quando le ho
detto, la mattina di Natale, che sua madre svampita è riuscita a dimenticare il
suo regalo a casa, mi ha detto che non importava.
Grazie a CatWoman che da
me pretende lavoro di pazienza e continenza emotiva continua, e grazie a
SuperMario perché è ancora un bimbetto sgambettante.
Grazie ai miei fratelli,
perché tutti assieme custodiamo l’uno l’identità dell’altro, e questo non
cambierà mai.
Grazie ai miei cognati,
la zia Lavandina e lo zio Fritz, la zia Chiara, per il modo in cui vogliono
bene alla Gfamily.
Grazie per tutto il
tempo, per tutti questi giorni.
Il proposito per il 2018
è solo uno: riuscire a svegliarsi alle 6.00.
Poi ci vorrebbe una
bella influenza gastrointestinale per smaltire tutto il cibo bolognese.
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