11 febbraio 2020

con chi essere nudi

Oggi, quando ho scoperto che avevo bellamente saltato l'appuntamento dalla dentista per Catwoman ho finalmente dato un nome alla stato emotivo/paturnia, con cui convivo.

"qualcosa di rosso" acquerello su commissione


Un essere infido che sta nella cantina del mio subconscio e che risale viscido e strisciante appena incautamente non metto il chiavistello alla botola.
E' la sensazione che non ho fatto del tutto il mio dovere.
Altrimenti detta sindrome dell'impostore.
Chi ha la sindrome dell'impostore, è come se vivesse con la sensazione che sta barando.
Come se non avesse davvero superato l'esame di maturità, ma gli fosse andata di culo e gli fossero capitate le uniche domande a cui avrebbe saputo rispondere. O avesse mandato la sua sorella gemella intelligente.
Chi ha la sindrome dell'impostore vive con la paura di essere scoperto, e che debba gettare la maschera.

Chi ha la sindrome dell'impostore si dà un parvenza di serietà e maturità, millanta a se stesso e al mondo di avere la situazione sotto controllo, di essere una persona responsabile, di conoscere le scadenze, conoscere tutti i punti del PON scolastico( Programma Operativo Nazionale), il piano formativo, il progetto Balena (sarà un programma di sana alimentazione?), i nomi dei rappresentanti di classe delle medie, il calendario delle uscite scout, le visite ortopediche in programma, eccetera. L'inventario sarebbe infinito.

Chi ha la sindrome dell'impostore si nutre costantemente di rassicurazioni sulla sua bravura e capacità, a cui però non crede, in quanto, appunto, gli servono solo per capire se sia stato smascherato o no.

Chi ha la sindrome dell'impostore non è un personaggio nè mitico nè eroico. Si sente meschino e mediocre, vive nell'incertezza e nell'angoscia, e desidera solo trovare una persona che lo ami abbastanza per liberarsi dalla maschera ed essere nudo almeno di fronte a qualcuno.

Chi ha la sindrome dell'impostore è una persona che fatica ad essere un adulto, l'emblema di una società in cui tutti rivendicano il diritto di essere ancora adolescenti e cercano continuamente l'indulgenza altrui, sperano che nel branco sia rimasto almeno un adulto a fare il lavoro duro.

Se devo spezzare una lancia a mio favore , posso dire che a differenza di altri, chi soffre di questa sindrome ha la consapevolezza della propria mancanza, e quando qualcuno mette in mano loro la propria vita, o un alto compito, essi, del tutto consapevoli di non essere assolutamente all'altezza, ma fingendo di esserlo, faranno del loro meglio, fino allo sfinimento. 
Nell'angoscia, nella ricerca molesta e insopportabile di continue rassicurazioni, nella nevrosi più totale.
Ma lo faranno.
Di certo non sono quelli che -eroicamente- si offrono volontari spontaneamente per grandi imprese o ardui compiti. Hanno bisogno di qualcuno che- non sospettando la loro inadeguatezza- scaraventi loro addosso responsabilità, progetti e compiti.

La mia grande fortuna è stata sposare l'adulto del branco.(Che non disdegna di vedermi nuda, direbbe)

2 commenti:

  1. Secondo me alle volte sei davvero troppo dura con te stessa: hai 4 figli, li cresci con certi crismi e valori che non sono facili da portare avanti, lavori pure...oh ma mica si può pretendere la perfezione! Tu non dovresti pretendere la perfezione. E poi sei un'artista...la testa tra le nuvole ci sta!

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  2. Guarda, non è una questione di quello che uno fa, o come uno lo fa. Io sono raffazzonata e casinista, e forse sto venendo a patti con questa cosa. E' una sensazione profonda che va oltre i risultati che ottengo e che probabilmente non riuscirei a sanare nemmeno se diventassi la madre dell'anno, o l'amministratore delegato di qualcosa, o vincessi il premio Andersen di illustrazione: dentro di me avrei la certezza di non aver fatto comunque tutto il mio dovere , di avere barato, di non meritarmi quel riconoscimento, di avere millantato competenze che non ho. Ma non è semplice paranoia. E' così davvero: alla fine io non sono mai all'altezza del mio compito. Se seguissi il mio istinto, piuttosto che mettermi alla prova, fuggirei a gambe levate. Sempre.

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