4 marzo 2020

corona-neve

In spregio al Coronavirus siamo andati in Trentino, nella Valle delle Mele, a sciare, come ogni anno.
Abbiamo fatto male? Non sappiamo. 

Non andiamo in albergo, e sugli impianti c'era davvero pochissimo affollamento, compreso nei rifugi all'ora di pranzo.
Con noi c'erano i nostri amici Falconi, e la Zulia.
Mentre gli sciatori sono in giro per le varie piste, compreso SuperMario, io e Zulia occupiamo il posto delle neo madri, delle anziane, o delle infortunate: al bordo. 
Bordo pista, bordo piscina, ai bordi dell'azione, degli accadimenti, della vita. 
Come le madri sul bagnasciuga, con gli occhi a fessura a spiare i componenti della famiglia al largo, pensando che basta non perderli di vista per tenerli al riparo dall'incidente. 
A dirla tutta, la Zulia razionalmente mi trascina via costantemente a bere cappuccini, fare passeggiate nel bosco, fare un giro in paese, evitando che io anneghi nella mia paranoia.
Ecco che come ogni anno il Gmarito si trasforma nel mio eroe.
Com'è possibile? Il G-padre non teme il pericolo: che uno dei figli muoia, rimanga menomato per sempre, si traumatizzi, si perda sotto valanghe di neve. 
Lui li spedisce nel mondo, come barchette al largo dello stagno, e noi madri restiamo a riva, con un ramo lungo lungo, per riprenderle nel caso arrivi un'onda forte. 
Il G-padre autonomizza la prole, e lo fa senza fatica, e senza paure. 
Io guardo le altre con noi, al bordo. 
Alcune hanno bambini piccoli e frignanti, appesi al collo o sui passeggini, faticosamente spinti nella neve. 
C'è una signora sui 65 anni vestita con la pelliccia, indossata sopra il pile e i pantaloni da sci, capelli grigi ribelli, e sigaretta. E' molto buffa, e ha un qualcosa di sprezzante e malvissuto. 
C'è qualche altra donna menomata o che non scia. 
Per lo più leggono, mangiano, bevono molti caffè, e accolgono i figli che tornano dalle piste svolgendo servizi ben precisi e molto pratici: accompagnano in bagno, consolano per una caduta, si complimentano, distribuiscono generi di conforto.
A bordo pista ci stanno le sfigate. Le gnocche con le tutine aderenti, le trecce fashion, le maschere da sci a specchio, sciano tutte.
Il terzo ed ultimo giorno rimango con Zulia a casa: pulire e preparare le valigie sono un diversivo quasi piacevole, anche perchè mi allontana dall'ansia da spettatrice.
Siamo scese un attimo in paese,poi ha iniziato a nevicare e ad un tratto, tornare su, a casa, sembra impossibile. 
Poco prima il ragazzo trentino del bar, guardando fuori ha detto: 
-Tranquille, questa neve non attacca per niente.-
Il fatto che fosse molto svelto, brillante e socievole e anche un pò marpioncello avrebbe dovuto insospettirci. 
Probabilmente non era un vero trentino o forse era troppo giovane, cosa che se da un lato ci lusinga, dall'altro va a scapito della sua esperienza in fatto di nevicate. Probabilmente è nato addirittura dopo la famosa nevicata dell'85.

Mezz'ora dopo io e Zulia ci troviamo a metà di una salita, impantanate nella neve.
Poco dopo arrivava da dietro lo spazzaneve, avanzando lentamente nella bufera. In un film sarebbe stato il nostro salvatore, in fondo eravamo due donne sole e in difficoltà, per di più alla guida di un veicolo, desiderose di rinunciare immediatamente alla parità di genere in attesa di un maschio alfa che ci risolvesse la situazione. 
Invece, con mossa agile, lo spazzaneve ci supera, gettando un'ondata di neve sul parabrezza.
-Ah. Io pensavo che sarebbe sceso e avrebbe guidato lui-
-Forse non ha visto che eravamo due donne-
-Beh, abbiamo le gomme da neve, quindi devono funzionare per forza-
In qualche modo ripartiamo arrivando davanti a casa. Nel frattempo ripassa lo spazzaneve. Questa volta si ferma. Probabilmente si è accorto che siamo delle femmine, finalmente. Io e Zulia abbiamo un attacco di risa isterico. L'uomo dello spazzaneve sconcertato, ci fa:
-Ce la fate? Io ripassso di qui solo un'altra volta. Se dovete partire fatelo ora, perchè questa neve attacca-
Finalmente un vero trentino.
In ogni caso, che la neve attaccava ce n'eravamo accorte pure noi padane.
Buttiamo tutti i bagagli sulla clio della Zulia, per andare incontro al resto della Gfamily che nel frattempo stava scendendo dalle piste.
Con la macchina stracarica, a dover scendere, non eravamo proprio serene, incapaci di capire se fosse una follia oppure no.
In fondo io e la Zulia abbiamo passato assieme situazioni molto più assurde, finendo in un campo arato con la sua panda, in una zimmer assieme ad uno psicopatico, o dormendo in una casa infestata dalle cimici.
E quindi siamo scese, mentre io recitavo una litanìa propiziatoria:- No, ma la neve tiene. Senti come tiene? E' una neve che tiene. Prova a frenare? Visto? tiene. Tiene benissimo sta neve. Si vede subito. Che tiene.-
Più esperta di un trentino medio, e pure sobria.




Nessun commento:

Posta un commento