20 febbraio 2013

persone che mi conoscono

La ridente cittadina padana in cui abitiamo è come un paesone in cui tutti si conoscono, e se non si conoscono, prendono informazioni.
Facendo io il vigile (quando non sono incinta, per intendersi) vedo un sacco di facce, per lo più incazzate, devo dire, ma non solo.
Poi ci sono le facce della scuola (maestre-mamme-nonne), le facce della parrocchia  e del catechismo, le facce del parco giochi, che vanno in letargo d'inverno, e ultimamente anche le facce della palestra di scherma. Ci sono le facce dei negozianti, dei baristi, dei farmacisti.

Il mio cervello non è configurato come Faccialibro, e pur vantandomi di avere memoria visiva (avrò pure una qualche forma di memoria, deve essere per forza quella visiva, la più sfigata), come si suol dire non sono fisionomista, e per me le facce spesso son tutte uguali, e non mi riferisco mica solo ai cinesi.
(Ma quanto sono politicamente scorretta, oggi?)

Accade inesorabilmente che delle persone mi salutino.
Mi parlino.
E sappiano pure i nomi dei miei figli.
E a volte mi chiamino pure per nome.
Senza che io abbia la benchè minima idea di chi siano, non dico come si chiamino, percarità, ma nemmeno il contesto della mia vita in cui possa averle conosciute.

E vergognandomi come una ladra, intraprendo conversazioni in cui riesco a parlare anche per mezz'ora senza avere la più pallida idea di chi mi stia di fronte.
Sono diventata bravissima a rimanere sul vago per non essere smascherata con tutto un repertorio di frasi non compromettenti adattabili a chiunque e vòlte allo scopo di carpire indizi sulla persona che mi parla, ma senza darlo a vedere.
Potrei essere MataHari.

E così mi vado a impantanare in conversazioni pittoresche tipo:
S (=la persona Sconosciuta):- Ciao Caterina, ma come va? Come stanno i bambini?-
Io:- Ahhh, ciao scusa, non ti avevo vista, sai senza occhiali (se porto gli occhiali, questa scusa me la sono già giocata). Noi bene e ...VOI (c'è sempre un voi, magari questa persona ha dei figli, oppure avrà pure un marito. Una madre. Un fidanzato, che so io)?
S:- He, bè, sai noi così così, sai con i problemi che abbiamo avuto ultimamente.
Io:-(oh, cacchio quali problemi? Espressione afflitta e comprensiva) Ah, bè certo...E' naturale.  Ma ci sono novità? (chiedere novità: splendida espressione non compromettente, cortese senza essere invadente)-
S.-No, nessuna. Sempre così.-
Io:-Mi spiace (devo dispiacermi? Speriamo di sì). E per il resto? (il mio repertorio, in mancanza di indizi, si sta pericolosamente esaurendo)
S:- Dai, tutto ok, Priscilla ha appena fatto l'influenza. E la tua terza figlia? L'anno prossimo va a scuola.
Io:-(com'è possibile che non ricordi la madre di una che si chiama PRISCILLA? Ma sopratutto come fa a sapere quanti anni ha Catwoman?) Eh, si, come crescono in fretta, eh?

Poi, non mi rimane che parlare del tempo.
E  passerò ore stanotte e rigirarmi nel letto tormentata da Priscilla.

4 commenti:

  1. Anche a me succede sempre, per ricordarmi di una persona devo averla incontrata almeno 5 o 6 volte sennò non resta registata nella mia testa bacata!
    Però io non sono brava come te, spesso resto con la faccia dubbiosa mentre cerco di capire chi è che mi parla così la conversazione è molto meno brillante!

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  2. Il mio problema è che le facce me le ricordo, sono i nomi che non mi sovvengono mai!

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    1. almeno sai di cosa parlare e non chiedi come sta tua madre non sapendo che è orfana dall'età di 10 anni.

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