26 aprile 2015

I giochi per essere felici-Per mamme e bambini-

In questo periodo CatWoman sta manifestando tutta la sua personalità tipica dei gatti.
Volubili, ombrosi, esigenti, bisognosi di coccole esclusive, insofferenti a qualsiasi contrarietà.
I figli non hanno le personalità che noi vorremmo.
E soprattutto, non si può plasmare la personalità di un figlio.
La si può educare, ovvero estrarre dalla loro identità profonda le risorse (che loro hanno di certo) per contrastare gli aspetti negativi del loro io, ovvero NON gli aspetti che a noi genitori non piacciono, ma gli aspetti che-in fin dei conti- rendono loro stessi infelici.
Questo bel pensierino, che ho elaborato faticosamente in 12 anni da genitrice, con l'aiuto del Gmarito, dell'esperienza, dei consigli degli amici e anche dei nonni, è una pratica quotidiana, faticosa, spesso isterizzante (per tutti) e che va modificata costantemente in relazione al figlio con cui si ha a che fare.
(Altro che spinning)

Cat Woman ultimamente  è sempre insoddisfatta, infelice, lamentosa. Sembra vada cercando col lanternino sempre nuove occasioni per lamentarsi, per essere infelice, per sentirsi perseguitata da tutti e da tutto.
il vento perchè le scompiglia i capelli. I capelli, perchè si scompigliano.
(-Allora li tagliamo!-E lei:-certo! perchè tu vuoi che io sia brutta!-)
Il sole perchè le dà fastidio alla vista.
I suoi occhi perchè sono azzurri
(-Io odio i miei occhi! Sono la più sfortunata!Perchè sono chiari e la luce mi dà fastidio!)
La cartella troppo pesante o troppo larga.
Le scarpe strette.
I compagni che le hanno detto "cicciotta", il maestro che ha parlato a voce bassa e lei non ha sentito bene.
Le matite portano con sè una infinità di motivazioni per lamentarsi. Sono troppo corte. Sono del colore sbagliato. Sono di cattiva qualità, hanno la mina spezzata, non si riescono a temperare- e da qui parte la filippica sul corollario riguardante il temperino, che vi risparmio.
Potrei continuare all'infinito.
Lei è il puffo brontolone.

Un giorno le ho detto, su consiglio di un'amica:
-CatWoman. Hai due scelte. Puoi scegliere di essere sempre arrabbiato o triste, opure puoi scegliere di essere felice. La felicità è una scelta.Se tu che decidi.-
Era un discorso da grande e mi aspettavo che protestasse bambinescamente, invece mi ha guardato coi capelli costantemente davanti agli occhi, più triste che arrabbiata e mi ha risposto:- Lo so! Ma non ci riesco!-
E questo mi ha aperto gli occhi su due cose.
La prima è che lei fosse la prima a subire il suo umore e stesse chiedendo aiuto a me per difendersene. E quindi che i suoi capricci non fossero semplicemente un attacco a me, all'autorità genitoriale e al mondo intero.
La seconda è che i bambini sono benissimo in grado di capire cose profonde e serie, e avere consapevolezza della loro realtà esistenziale.

Ovviamente il primo sentimento che ho provato, che è  sempre il primo che provo in ogni occasione, essendo MADRE ed essendo IO, è il senso di colpa.
Poi, subito dopo, ho deciso sarebbe stato opportuno passare all'azione.
E ho elaborato una strategia da proporre a CatWoman.

E un,altra strategia per me.

Per Catwoman ho "inventato" il gioco della felicità.
Eccolo:
Quando ti senti triste, arrabbiata o annoiata, trova almeno un motivo per essere felice comunque.  (Esempio: sono arrabbiata perchè devo fare i compiti e non posso guardare i cartoni. Motivi per essere felice: ho fatto i compiti con la mamma, che mi ha aiutato a temperare tutte le matite. Ho avuto l'occasione di far vedere tutto il quaderno a papà. Ho battuto il record nelle operazioni in matematica facendone 15 in meno di 5').
Il gioco prevede che se trovi almeno 5 motivi per essere felice nonostante tutto, ho in premio un buono.
I buoni sono biglietti che possono essere spesi una volta sola.
Ecco alcuni esempi:
Buono per il trasporto della cartella quando è pesante, per avere un aiuto nei compiti. Per fare merenda davanti alla tv (di solito proibitissimo), di fare una passeggiata da soli coi genitori, scaricare un gioco sull'ipad, fare un gioco di società anche con mamma e papà, un aiuto da parte di un genitore per riordinare la stanza, ecc.


Devo dire che il solo fatto di avere inventato questo gioco l'ha resa felice. I capricci e le scontentezze nascono comunque, ma sembrano durare di meno.
Ovviamente questo gioco ha scatenato la gelosia di WonderWoman, che voleva pure lei un gioco tutto suo.

E quindi ho partorito un gioco geniale.
Si chiama il gioco di WonderWoman, ma in realtà il vero nome è : come far collaborare i figli senza stressarti l'anima.
Eccolo, parla da sè.
le voci sono : apparecchiare, sparecchiare, pulire, riordinare, fare babysitteraggio, ecc. Ad ogni voce corrisponde un punteggio, e ogni 10 punti si ha diritto ad un buono.
Ora litigano per chi deve sparecchiare ed è una settimana che non spazzo la cucina!



2 commenti:

  1. Genio... ti copio di sicuro.
    Genia pure la tua amica che ti ha suggerito la frase delle scelte ;) peccato che la tua bambina sia troppo avanti...
    a.

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    1. le mamme a volte sono geniali! e poi la grande scoperta del gioco a punti, è che i punti...li puoi anche togliere se si comportano male...DIABBBOLICAAAAAA!!!!!!

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