Il Natale a Bologna è ritornare tra i fratelli e scoprirsi
gli stessi di quando ci si pestava amorevolmente giocando a “non t’arrabbiare”.
Litigare sul numero di tortellini nel piatto. Aspettarsi per il caffè postprandiale.
Prendersi in giro per cose che solo noi sappiamo. Raccontarsi gli stessi
aneddoti, e ridere sempre come la prima volta. Ritrovarsi sempre le stesse
piccole manìe, un po’ invecchiate.
Raccontarsi i pezzetti di vita che non si condividono più,
che diventano sempre più lunghi, soprattutto quelli dello Zio d’America che ora
è un po’ Zio del Vietnam, e che ci spalanca un mondo fantastico ed esotico.
Il Natale a Bologna è vedere film insieme, costringendo la mater
familias ad abbandonare il sacro rito del caricamento della lavapiatti ed a
sedersi con noi sul divano.
Il Natale a Bologna è sedersi di nuovo in tavola nei “nostri
posti” relegando i coniugi ai posti che avanzano attorno al tavolo. E’ mangiare
senza ritegno per dieta alcuna, con la spensieratezza dei bambini a cui si dice
“mangia” ogni 10 minuti.
Il Natale a Bologna è passeggiare col Gmarito per Bologna e
dirgli: guarda lì c’era la casa vecchia, lì andavo a scuola alle elementari,
qui una volta c’era la mia cartoleria in cui sbavavo ogni volta che entravo per
i caran d’ache. Mostrare ai Fantastici il Nettuno, i Palazzi medievali (senza
stare a dirgli che la metà sono stati rifatti con un gusto un po’ romantico),
la piazza Maggiore che una volta chiamavamo la Piazza Dei Piccioni, ma adesso
non ce n’è uno nemmeno a pagarlo oro.
Il Natale a Bologna è ammalarsi, sempre e comunque. O io, o
i bambini, o qualche fratello, scatenare la caccia all’untore, chiamare il
Pediatra-amico-di-famiglia che non ha ancora capito che gli conviene partire
per qualche meta esotica appena sa che la Gfamily giunge nel bolognese.
Il Natale a Bologna è abbracciare la Tata, e ridiventare bambini,
farsi coccolare da lei, dalla sua indulgenza, dalle sue tagliatelle, dal suo
sorriso.
Il Natale a Bologna ha i giorni contati. Non troppo pochi, per
potersi ritrovare del tutto, ma nemmeno troppi per non correre il rischio di
ridiventare figli del tutto. Giusto il tempo per finire un ciclo di
antibiotico, chiacchierare con la mamma in cucina bevendo il tè, provare l’ebbrezza
di potere uscire di casa a fare due passi senza preavviso e senza figli,
svegliarsi alle 10 senza pensieri, ingrassare tre chili, fare i propositi per l’anno
nuovo.
il tuo NAtale a Bologna sembra il mio a Modena.....quamdo ci torno faccio la stesa cosa..
RispondiEliminanoi abbiamo cucinato cappelletti risciolle e torta dura...... e potrei continuare per ore..conunanonna emiliana che no rinunciaallle tradizioni ho dovutoimpararle..... ma con piacere mi appresto a fare tuttoper non perderne memoria....
i soliti posti le solite storie i soliti giochi...per me è NAtale!!!!!