30 dicembre 2015

Natale a Bologna

Il Natale a Bologna è ritornare tra i fratelli e scoprirsi gli stessi di quando ci si pestava amorevolmente giocando a “non t’arrabbiare”. Litigare sul numero di tortellini nel piatto. Aspettarsi per il caffè postprandiale. Prendersi in giro per cose che solo noi sappiamo. Raccontarsi gli stessi aneddoti, e ridere sempre come la prima volta. Ritrovarsi sempre le stesse piccole manìe, un po’ invecchiate.
Raccontarsi i pezzetti di vita che non si condividono più, che diventano sempre più lunghi, soprattutto quelli dello Zio d’America che ora è un po’ Zio del Vietnam, e che ci spalanca un mondo fantastico ed esotico.
Il Natale a Bologna è vedere film insieme, costringendo la mater familias ad abbandonare il sacro rito del caricamento della lavapiatti ed a sedersi con noi sul divano.
Il Natale a Bologna è sedersi di nuovo in tavola nei “nostri posti” relegando i coniugi ai posti che avanzano attorno al tavolo. E’ mangiare senza ritegno per dieta alcuna, con la spensieratezza dei bambini a cui si dice “mangia” ogni 10 minuti.
Il Natale a Bologna è passeggiare col Gmarito per Bologna e dirgli: guarda lì c’era la casa vecchia, lì andavo a scuola alle elementari, qui una volta c’era la mia cartoleria in cui sbavavo ogni volta che entravo per i caran d’ache. Mostrare ai Fantastici il Nettuno, i Palazzi medievali (senza stare a dirgli che la metà sono stati rifatti con un gusto un po’ romantico), la piazza Maggiore che una volta chiamavamo la Piazza Dei Piccioni, ma adesso non ce n’è uno nemmeno a pagarlo oro.
Il Natale a Bologna è ammalarsi, sempre e comunque. O io, o i bambini, o qualche fratello, scatenare la caccia all’untore, chiamare il Pediatra-amico-di-famiglia che non ha ancora capito che gli conviene partire per qualche meta esotica appena sa che la Gfamily giunge nel bolognese.
Il Natale a Bologna è abbracciare la Tata, e ridiventare bambini, farsi coccolare da lei, dalla sua indulgenza, dalle sue tagliatelle, dal suo sorriso.

Il Natale a Bologna ha i giorni contati. Non troppo pochi, per potersi ritrovare del tutto, ma nemmeno troppi per non correre il rischio di ridiventare figli del tutto. Giusto il tempo per finire un ciclo di antibiotico, chiacchierare con la mamma in cucina bevendo il tè, provare l’ebbrezza di potere uscire di casa a fare due passi senza preavviso e senza figli, svegliarsi alle 10 senza pensieri, ingrassare tre chili, fare i propositi per l’anno nuovo. 

1 commento:

  1. il tuo NAtale a Bologna sembra il mio a Modena.....quamdo ci torno faccio la stesa cosa..

    noi abbiamo cucinato cappelletti risciolle e torta dura...... e potrei continuare per ore..conunanonna emiliana che no rinunciaallle tradizioni ho dovutoimpararle..... ma con piacere mi appresto a fare tuttoper non perderne memoria....
    i soliti posti le solite storie i soliti giochi...per me è NAtale!!!!!

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