Io lo so che morirò di malinconia quando i Fantastici
saranno cresciuti.
Il guaio è che non crescono come i peli.
Che una sera li radi e c’hai la gamba liscissima, il giorno
dopo se ti carezzi il polpaccio sembra la barba di tuo nonno.
Loro crescono in maniera subdola.
A tradimento. Il giorno prima dormono con la bambola, quello
dopo ti scrivono “ti odio” su wat’s up usando il cellulare del padre (e avendo
l’accortezza di firmarsi).
Sulla spiaggia del lago la sabbia diventa noiosa, poi però
si usano ancora i bastoni come fucili.
Fanno due passi avanti e uno indietro, per confonderti le
idee. Così non sai più se esasperarti che non sono autonomi, o piangere che
ormai sono perduti.
Poi, dopo questa fase transitoria in cui alla fine tra
regressioni e paturnie preadolescenziali mi sento rassicurata, un giorno, bum.
Saranno ragazzi. Mi preoccuperò un casino senza poter
intervenire. Saranno diversi da come me li aspettavo. Allora morirò di malinconia,
già ci muoio ora. Se penso a quel microscopico parco in cui andavo con Megamind
di due anni, c’era una collinetta con
sopra un grande pioppo cipressino che mi ricordava il Solimei e che ora hanno
tagliato rendendo quindi il ricordo ancora più remoto, e lui raccoglieva i bastoni, ci scavava la
terra, il sole di luglio torrido, e due chiacchere con altre mamme un po’ sfinite
che non vedevano l’ora che i loro bambini si spingessero da soli sull’altalena.
E ieri alla recita dell’oratorio Catwoman interpretava
Trilly (è lei, è lei, piccola possessiva, permalosa e deliziosamente seduttiva)
e PeterPan rivendicava la sua vittoria, quella di non crescere mai, e mi è
venuto in mente che da piccola è stata la mia storia preferita di sempre e che
anche io sognavo di non crescere mai, e forse è per questo che metto le
magliette a righe.
Forse è per questo, che mentre loro crescono, sono obbligata
a farlo anche io.
(ma metterò magliette a righe finchè campo)
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