14 luglio 2016

le lettere delle madri


Caro Figlio mio.

Oggi è il tuo compleanno. O il tuo onomastico. O sei stato promosso, oppure una ricorrenza qualsiasi come per esempio un psudodiploma di quinta elementare, il master in flauto dolce.

Ora io, che sono tua madre, decido di scrivere inspiegabilmente su Faccialibro, sul mio blog, su Twitter o direttamente al Corriere della sera on line, una lettera. Perché io lo faccia non si sa, visto che tu, figlio mio, si suppone abiti in casa mia, e se voglio dirti delle cose posso strapparti di mano l’ipad, toglierti le cuffiette mentre ascolti “andiamo a comandare” e, avendo io l’uso della parola e tu l’udito, comunicare in modo arcaico.

Ma poi toglierei al cyber universo mondo l’immenso privilegio di conoscere i miei sentimenti di madre nei tuoi confronti.

Prima farò un bell’excursus di quando sei nato, corredato di dovizie di particolari sulle ore di travaglio, le figure da perfetto inetto di tuo padre, gli schizzi di sangue e placenta sui muri e i 35 punti di sutura in luoghi che avresti preferito non sapere. Ma bisogna, figlio mio, che tu SAPPIA.

Poi ti dirò che mi sono LETTERALMENTE innamorata di te appena ti ho visto/a (nonostante quanto sopra), in modo che tutti i tuoi amici frequentanti internet possano sfotterti facendo circolare le foto tue nudo nel lavandino col pistolino di fuori che io avrò ben pensato di pubblicare assieme alla mia epistola.

Inoltre scriverò che naturalmente sono sconfinatamente fiera di te, ovvero del mio (piccolo, grande) ometto/donnina  ( o del mio ragazzo / della mia principessa, oppure del mio Ciccino/ della mia Patatina).

Fiera per gli straordinari successi qui di seguito riportati:

hai superato la quinta elementare, hai tolto il pannolino,  hai fatto il saggio di flauto dolce, hai compiuto gli anni, ti è venuto il primo ciclo, hai mangiato la tua prima pappa al semolino.

Aggiungerò cose strappalacrime sulla mia vecchiaia incipiente, scriverò quella cosa sui figli che sono come gli aquiloni che gira su internet, e dichiarerò che sarò sempre al tuo fianco, senza ricordarmi che per esempio sarebbe stata l’ultima cosa che avrei voluto sentirmi dire da mia madre dopo i 13 anni.

Naturalmente, dopo avere concluso con una frase che assomiglia più ad un epitaffio che altro, mi guarderò bene dal dirti in faccia queste cose, nemmeno scrivendole su un post it o su snapchat, anche perché so che, raggiunta l’età della ragione, mi guarderesti come una pazza, o mi sputeresti in un occhio oppure mi chiederesti se ho una malattia terminale.

Ma io sono tua madre e le madri scrivono le lettere a cuore aperto ai figli su internet e prima o poi qualche psichiatra dovrà pure dire qualcosa.

No?

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