Esperimento 1.0
Sorriso
Quando mi sveglio Voldemort a confronto è una mammoletta. Voglio
uccidere.
Ogni cosa costituisce un affronto al mio personale bisogno
di sonno e luce e calore.
Ho deciso di inizare così. Essere felice nel momento della
giornata in cui ce l’ho a morte con l’universo mondo, partendo dall’orbita terrestre,
tutto il sistema solare, fino ad arrivare alla sveglia e al pavimento freddo.
Ho iniziato a sorridere. Beh, all’inizio più che un sorriso
è il ghigno di jocker, che se qualcuno stamattina mi incontrava nel corridoio
con quella faccia, non so.
Poi il sorriso ha cominciato a diventare umano. Sempre
stampato più sulla faccia che nell’anima, ma almeno non sembravo un clown
assassino. Mi sono violentata per non sbuffare (sbuffare e sorridere contemporaneamente
non si può fare). E non pensare.
Mantieni il contatto
visivo con la caffettiera.
Ho sorriso andando a svegliare le bimbe, ho sorriso
preparando la colazione a SuperMario.
Quel sorriso francobollo poi ha iniziato a rispecchiarsi
nell’anima. Cioè: fare come se fossi felice ha creato l’effetto camaleonte,
anche la mia anima si è adeguata. E questo in soli 45 minuti dalle 7.00 alle
7.45.
Non è che sia cambiato qualcosa: stamattina i letti delle
bambine erano come sempre discariche abusive. CatWoman si è presentata come al
solito a fare colazione con i capelli completamente davanti alla faccia
(comincio a pensare che abbia l’attaccatura dei capelli al contrario), senza
scarpe, WondewWoman continua a vestirsi come fosse agosto, SuperMario ha deciso
che deve vestirsi da solo tra un biscotto e l’altro con una lentezza
esasperante.
Però invece di essere nell’isteria, sorrido.
La Me di ieri avrebbe detto, con la faccia di un mastino
alla catena: CatWoman, non è possibile,
sei peggio di una zingara. Oggi le ho detto: Oh, buongiorno, non sapevo avessimo ospite il cugino Hit.
Beh, ha funzionato. Lei invece di lanciarmi il primo oggetto
contundente, ha sorriso (l’ho potuto intravedere attraverso il crine) ed è
andata sua sponte a mettersi una molletta.
Cioè, non ho pensato più di tanto, mi sono comportata come
se fossi una persona felice, e poi lo sono diventata e come cerchi concentrici
il mio stato d’animo vero o presunto, si è rispecchiato negli altri e di nuovo
in me stessa.
Insomma, sorridere è il primo piccolo passo, che il resto viene da sé.
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