12 giugno 2017

Altra estate, stessi problemi

Finita la scuola, finito anche l’oratorio (che qui da noi dura solo tre settimane), ho davanti più di un mese in cui i figli, non so come piazzarli.

Ogni anno non mi capacito e mi chiedo, ma gli altri, come fanno?

Cerco solidarietà tra le amiche.

Dopo qualche indagine, esclusi quelli che partono per Parigi poi passano alla crociera, vanno all’Elba e poi tornato giusto per settembre, lamentandosi che la scuola comincia troppo tardi, scopro che per lo più le madri:

- non lavorano, quindi se li tengono semplicemente a casa (laqualcosa potrebbe spingere in effetti all’infanticidio dopo 10 gg, ma con le dovute precauzioni farmacologiche, si fa fronte)

- fanno le insegnanti, ergo a metà giugno sono free

- spediscono i figli a vari campus estivi fuori città e poi partono per le vacanze, ma tu fai dei rapidi conti e ti rendi conto che devi moltiplicare per quattro, dunque lasci perdere

- mandano i ragazzi in vacanza coi nonni, prima paterni e poi materni, così, non solo risolvono il problema di dove lasciarli per tutta l’estate, ma si godono splendide settimane da sposini in città. La Grandparents solution non è percorribile dalla Gfamily, perché i nonni materni, sono loro che vogliono fare gli sposini senza cinni tra i piedi, la nonna materna- pur dando una gran mano all’occorrenza- non può allontanarsi da casa perché accudisce sia il marito che la madre di 101 anni. (potrei mandarli tutti dalla bis nonna ultracentenaria, in effetti, non ci avevo pensato. A fare i badanti.)

In sostanza, nonostante oratorio feriale, vacanze scout e vacanze oratoriali, al di là delle spese tutte a carico della famiglia, visto il numero di figli, non si risolve in toto il problema.

A tutto ciò si aggiunge il fatto che-come ogni anno- Megamind odia l’oratorio e fa decisamente ostracismo.

Cosa odia Megamind?

Odia giocare a calcio.

E anche a Basket.

Odia il momento del tempo libero perché i suoi compagni giocano a calcio o a basket.

Odia il pomeriggio perché ci sono i giochi organizzati.

Odia il pranzo perché danno solo il primo.

Odia la piscina (credo sia l’unico ragazzino al mondo). 

Odia essere intruppato in attività gregarie e (per lui) noiose. Lui è predisposto per relazioni individuali ed elitarie, con 4-5 amici, facendo una attività organizzata (da lui) esclusivamente di un certo tipo, di solito cerebrale.

-Insomma, Megamind, nella vita bisogna adattarsi, o ti annoi a morte, oppure ti dai una mossa e proponi tu qualcosa: due tiri a canestro, una partita a scala quaranta! –

- Ma non mi va….-

- Nella vita bisogna sforzarsi!-

- Ecco, non mi va di SFORZARMI per divertirmi-

Lì per lì lo averi preso a schiaffi ma mi sono resa conto che io ero esattamente così, e l’oratorio lo avrei semplicemente detestato, me ne sarei stata in una angolo a disegnare oppure avrei fatto combutta con la migliore amica per boicottare ogni gioco organizzato nascondendomi in bagno, ed inoltre ero una delle privilegiate appartenenti alla categoria di quelle con la madre che non lavora e la casa in montagna, ergo partivo dopo la scuola e  me ne tornavo a settembre.

Caro Megamind (sono veramente in crisi, se sto per scrivere una finta lettera retorica a mio figlio), cosa ti devo dire?

Pure io vivevo un costante disagio, mi sentivo inappropriata ovunque andassi, convivevo con una inadeguatezza intrinseca. Quindi mi trovo in una difficile posizione: da un lato ti capisco e ciò mi rassicura sul fatto che non sei un sociopatico traumatizzato, ma semplicemente sei come tua madre. Dall’altro bisogna imparare ad adattarsi, perché la vita è una gran rottura di balle, e l’istinto di chiudersi in una vita creata solo a misura delle tue voglie e comodità è comprensibile, ma io come madre lo devo combattere. In due parole moderne di pseudopsicologia infantile, devo farti uscire dalla tua confort zone.

Ma senza tradire la tua natura: come vedi anche noi genitori abbiamo le nostre gatte da pelare.

E ricorda: anche tuo padre, in base alle cronache famigliari leggendarie diffuse dalla nonna, alla colonia estiva, nella giornata dei genitori (ovvero la giornata di visita ai reclusi), supplicava la mamma di riportarlo a casa. Mentre sua sorella chiedeva solo altre cinquemilalire, perché aveva già speso tutti i suoi soldi, e correva via.

 

E comunque lo Stato, fa schifo.

(Stavo quasi per dimenticarmi la consueta filippica contro lo Stato e le sue politiche famigliari inesistenti.)
 

5 commenti:

  1. Bè mi fa piacere sapere che consideri i figli con mamma che non lavora come dei privilegiati. Io mi chiedo invece se non sto dando un modello un po' old fashioned - per usare un termine moderno ;) - della famiglia, anche se sono ben contenta di non aver problemi di dove piazzare i figli. Se pensi che poi qui in Francia hanno solo due mesi di vacanza estiva, ma durante l'anno ogni sei settimane di scuola ne fanno due di vacanza...Comunque qui hanno molte più opzioni, anche se a pagamento, per piazzare i figli. Però se hai almeno tre figli ti scala tutto, non paghi quasi tasse e puoi scaricare un sacco sulle imposte cose tipo centri estivi, babysitter and so on...

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  2. Diciamo che io ero privilegiata non tanto perché mia mamma non lavorava, ma perché, avendo una madre che non lavorava avevamo l'opportunità di passare l'estate nella casa di montagna. Se io oggi non lavorassi mi troverei probabilmente comunque in difficoltà: certo potrei tenermi i figli a casa, a costo quasi zero, ma senza poi le possibilità di pagare attività ricreative e far passare lunghi mesi estivi. La prospettiva di intrattenere i ragazzi con età diverse per due mesi mi atterrirebbe di certo.Ecco perché da piccola ero privilegiata. In Francia le cose sono molto diverse, a quanto so una madre non lavoratrice riceve un sussidio economico che viene incrementato per ogni figlio, arrivando in alcuni casi a uno "stipendio part time". Ecco che allora le donne diventano davvero libere di decidere se lavorare o no, e se rimangono a casa con i propri figli, lo Stato riconosce in questo un vero welfare che viene erogato DALLE famiglie ALLA società. In queste condizioni si rende possibile( economicamente)anche poter far frequentare ai ragazzi delle attività estive. Riguardo alle vacanze durante l'anno, credo debbano essere una seccatura, soprattutto per chi lavora. In ogni caso farei cambio col sistema italiano che si basa ancora del tutto sul babysitteraggio dei nonni. Tu mi hai confermato che questo sistema francese- pur non essendo perfetto- è virtuoso.In attesa di trasferirci in Francia...;-)

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  3. Le Mamme che sono a casa LAVORANO ma non percepiscono reddito.
    Siamo onesti essere mamme h24/365 non e'una passeggiata.
    Non sono poche le situazioni che in qualita di mamma h24/365 in cui si sente il peso di non vedere riconosciuto questo impegno.

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    1. Sì, è per questo che in Francia le cose vanno meglio: alla madre che sta a casa con i figli viene riconosciuto un compenso che viene incrementato proporzionalmente al numero di figli, proprio perché le viene riconosciuto il lavoro (effettivo e con un valore per l'intera società) che fa giornalmente. Forse nemmeno la Francia sarà la perfezione, ma qui in Italia tutto è percepito come un problema privato: hai dei figli? l'hai voluto tu, ora ciucciateli. Sono la prima a dire che tenersi a casa i bambini in estate, se da un lato non ti "costringe" a esborsare denaro per campi estivi vari, dall'altra ti pone il problema di come intrattenerli, oltre a dover curare la casa e tutto il resto. E' profondamente ingiusto. Ma in Italia ci battiamo mai per qualcosa?

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